Castelli romani

Genzano di Roma

Origini e Storia

Genzano dell’Infiorata, così ribattezzata dal poeta Mario dell’Arco (link: https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_dell%27Arco), si erge tra i 435 e i 460 metri s.l.m. sulla sponda di un altipiano lavico, dominante su un lato la pianura verso il mare e sull’altro il cratere di origine vulcanica del lago di Nemi. Parte integrante dei Castelli Romani, luogo dal clima favorevole, è circondata da bellezze naturali descritte con dovizia dagli artisti in occasione del “Grand Tour D’Italie”.

Per avere le prime notizie sulla sua esistenza dobbiamo risalire al XII sec., quando viene nominato, prima un Fundum Genzani, poi un Castrum Genzani, ovvero un nucleo di case disposte intorno all’originaria chiesa di S. Maria della Cima (chiamata Duomo Vecchio), secondo il consueto schema aggregativo medioevale della domus culta all’interno di un arcigno recinto fortificato.

Le “antiche” mura urbane realizzate a partire dall’epoca dei Cistercensi, si sviluppano lungo due lati dell’approssimativo triangolo formato dal borgo originario. Sul terzo lato invece –verso il lago- è ipotizzabile vi sia stato un recinto meno imponente, considerata la migliore difendibilità dell’insediamento lungo quel versante a causa dello strapiombo.

Solo nell’anno 1427, il Pontefice Martino V permise ai monaci cistercensi di S. Anastasio- delle Tre Fontane- di vendere ai Principi Colonna il Castello di Genzano. Fù così che il 26 settembre 1563, Marcantonio Colonna- trionfatore sui turchi- vendette per il prezzo di 15.200 scudi il Castrum Lenzani a Fabrizio dè Massimi, il quale a sua volta, lo “girò“ l’anno seguente per la stessa cifra al Marchese di Civita Nova, Giuliano I Cesarini.

Da quel tempo Genzano si sviluppò sotto il dominio dei Cesarini e quindi degli Sforza, loro eredi e successori. Al prmitivo nucleo medioevale si è aggiunto nel XVII secolo il sistema delle triangolazioni delle olmate (1643), ampi viali alberati che collegano visivamente alcune emergenze del luogo, artificiali (Cappuccini, Palazzo Ducale, Duomo Vecchio) e naturali (i due rilievi isolati del Colle Pardo, all’ingresso di Genzano e di Monte Due Torri in direzione Anzio), riproponendo in chiave paesaggistica un discorso iniziato e collaudato a Roma dai tempi di Papa Sisto V.

Tra la prima metà del XVII e l’inizio del XVIII secolo s’innesta, nella triangolazione seicentesca del territorio, un secondo tridente più interno, costituito dalla Strada Livia, oggi via I. Belardi (1684 ca), dove in occasione del Corpus Domini si svolge la celebre Infiorata, dalla strada Sforza, oggi via B.Buozzi (1708 ca) e, a completamento del tridente, dal terzo stradone incontro ai Cappuccini, attuale via G. Garibaldi, precedentemente tracciato in quanto braccio trasversale del sistema olmate.

La geometrizzazione barocca del territorio agricolo di Genzano si attesta così così sui seguenti fulcri architettonici: il Palazzo Sforza Cesarini, il Convento dei Cappuccini (iniziato ne 1637 e terminato nel1643), la chiesa di San Sebastiano (a capo del tridente urbano, iniziata nel 1651 e demolita nel 1916 per aprire la Piazza del Plebiscito, attuale Piazza T. Frasconi), il Duomo di santa Maria della Cima (ricostruito da G.A. De Rossi con diverso orientamento del 1636).

Tratto da libretto turistico del Comune di Genzano di Roma ediizione2001 “Infiorata 2001 Il Cromatismo di Michelangelo”

Richiami letterari

“Storia di Genzano”

…”. Sul finire del secolo scorso la prelodata Duchessa ordinò l’apertura di una nuova magnifica strada, che dalla Chiesa Parochiale direttamente conducesse all’altra di S. Sebastiano, concedendo i rispettivi siti lungo la medesima a chiunque le ne faceva istanza per eriggervi nuove abitazioni. Questa contrada che fin d’allora prese il nome di Livia, e lo ritiene anche oggidì per una grata memoria alla sua fondatrice, si vidde in pochi anni popolatissima, e talmente ornata di fabriche, chebisognò non molto dopo aprirle un altra. Ciò accadde circa l’anno 1708 epoca della nuovastrada Sforza, contigua alla Livia, e che dal piano del paese poco distante dalla predetta Chiesa di S. Sebastiano va ad intersecare lo Stradone di mezzo. Il Duca Federico aveva lasciato l’onore, e il merito di Strada Livia alla sua consorte; questa volle, che il suo ma- rito avesse tutto per se quello di Strada Sforza, così chiamata dal cognome di sua famiglia; e però in lui nome sono tutte le concessioni del suolo accordato per fabbricare in essa, come in nome della Duchessa sono le altre spettanti alla Livia. E’ osservabile, che in tutte le mentovate concessioni si esprime sempre dai providi Duchi, che alle nuove fabriche debba presiedere anche il loro proprio Architetto Ludo- vico Gregorini volendo, che colla di lui direzione scrupolosamente si conservasse il livello,regolarità delle vie pubbliche, nel che consiste una delle principali bellezze dizogni e la città ».

NICOLA RATTI Storia di Genzano Roma 1797 pp 52-54

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